La sonda Planck e gli Universi paralleli


Nel corso degli ultimi anni i cosmologi stanno sempre di più a "Risvegliarsi", per così dire, e iniziano a introdurre nuove visioni, sul fatto che il nostro l'Universo non è l'unico esistente.
In altre parole, ci sarebbero tanti universi, miliardi di altri universi, insomma il nostro Universo far parte di un grande multiverso. 
Gli scienziati parlano di una sorta di nuova realizzazione, per cui così come il nostro pianeta è uno tra i tanti che esistono nella Via Lattea e, certamente, in altre galassie, allo stesso modo il nostro Universo non è altro che uno dei tanti che esistono là fuori.

Giuseppe Boccia "

La sonda Planck osserva altri universi oltre al nostro: 

la prima prova del “multiverso”?

universi paralleli 2013
Se la scoperta dovesse venire confermata, la parola ‘universo’ potrebbe diventare desueta ed essere sostituita da ‘multiverso’.
Gli astronomi, infatti, sono persuasi di aver trovato la prima prova dell’esistenza di altri universi oltre il nostro, partendo dall’analisi dalla ‘radiazione cosmica di fondo’ lasciata dal Big Bang.
I dati raccolti da Planck, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea, hanno permesso ai ricercatori di mappare la radiazione di fondo, una sorta di traccia di sottofondo predente da quando l’Universo ha cominciato ad esistere 13,8 miliardi anni fa.
La mappa mostra delle anomalie che secondo i cosmologi potrebbero essere causate dall’attrazione gravitazionale esercitata da altri universi al di fuori del nostro. I risultati implicano che il nostro universo potrebbe essere solo uno tra miliardi di altri universi, o anche, di infiniti universi.
Nel modello teorico elaborato dai cosmologi, dopo il Big Bang la materia risulta distribuita equamente in tutto lo spazio visibile, ma la mappa fornita da Planck mostra una concentrazione più forte nell’emisfero sud del cielo e un punto più ‘freddo’ che non è possibile spiegare con le attuali conoscenze della fisica.
“Queste anomali sono causate dall'attrazione gravitazionale esercitata sul nostro da altri universi”, ha detto Laura Mersini Houghton, fisico teorico presso l’Università della Carolina del Nord. “Ci troviamo di fronte alla prima prova concreta dell’esistenza di altri universi”.
La Mersini Houghton, assieme al suo collega Richard Holman, professore presso la Carnegie Mellon University, già nel 2005 aveva pubblicato una serie di articoli nei quali aveva previsto ciò che Planck sembra confermare.
“Le anomalie statistiche che abbiamo rilevato, potrebbero essere anche l’effetto di fenomeni fisici profondi che ancora non ci sono noti”, hanno scritto in un documento recente.
Anche se alcuni scienziati rimangono scettici sull'esistenza di altri universi, i risultati delle osservazioni potrebbero segnare un passo decisivo verso un nuovo modo di considerare l’astrofisica. Planck ha raccolto la radiazione dell’Universo primordiale quando aveva appena 370 mila anni di vita.
La precisione della mappa fornita dalla sonda è così alta da rivelare alcune caratteristiche inspiegabili che richiedono l’elaborazione di una nuova fisica per essere comprese.
I risultati, secondo molti scienziati, mostrano l’esistenza di altri universi oltre il nostro. “Questa idea ci sembra stramba in questo momento, proprio come quando fu formulata la teoria del Big Bang tre generazioni fa”, spiega al Sunday Times Geroge Efstathiou, professore di astrofisica presso l’Università di Cambridge. “Poi però abbiamo trovato la prova e tutto il modo di pensare l’universo è completamente cambiato”.
Se cosi’ fosse, dovremmo cominciare ad abituarci alla parola ‘multiverso’ e la domanda tradizionale della cosmologia ‘l’universo è finito o infinito?’, potrebbe essere sostituita da ‘il numero degli universi è finito o infinito?’, e se finito, cosa c’è oltre?

Quale sarebbe la vostra reazione se vi dicessimo che gli universi paralleli esistono veramente e che siamo in grado di fornirvi delle prove concrete? 


Ecco a voi le teorie più gettonate sull’argomento, e dulcis in fundo, la prima prova dell’esistenza dei “multiversi”!

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UNIVERSI PARALLELI

Che cosa si intende per “universi paralleli”? Sono degli ipotetici universi o delle ipotetiche dimensioni, realtà alternative, che secondo alcune teorie potrebbero coesistere con il nostro mondo nonostante ne siano distinte e separate. Se davvero ciò fosse vero, l’insieme di tutti gli universi paralleli viene chiamato “multiverso”. Uno dei primi ad aver elaborato una teoria simile fu Hugh Everett III, più di cinquant’anni fa.

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Nonostante la sua teoria avesse dei fondamenti, come al solito si sollevò un’onda di scetticismo e di indifferenza da parte di altri scienziati, ragione per cui il fisico statunitense decise di lasciare l’università e di dedicarsi alla ricerca applicata per il Pentagono.

LA TEORIA DI EVERETT

I “molti mondi” di Everett, anche se molti di voi non li avranno mai sentiti nominare, ce li siamo portati dietro fino ad oggi, e come sostenuto da lui, in ogni momento gli effetti quantistici sono in grado di generare delle ramificazioni dell’universo, ognuna delle quali è caratterizzata da un differente svolgimento degli eventi. In poche parole, in questo momento un altro voi potrebbe trovarsi in un altro mondo ed essere diventato milionario!

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I fisici degli anni ’90 respinsero la teoria, così lui fu costretto ad abbreviare la sua tesi di dottorato in modo da farla apparire meno controversa. In effetti, si tratta di una teoria alquanto bizzarra, secondo la quale le guerre che si sono combattute nell’ultimo secolo, ad esempio, avrebbero potuto avere degli esiti diversi da quelli che conosciamo, o che specie animali ora estinte si sarebbero potute salvare e adattare ad altri habitat, o addirittura, nella peggiore delle ipotesi, la specie umana potrebbe essersi già estinta!

La fisica quantistica è molto difficile da capire, ma una cosa è certa: alla base della teoria di Everett c’è il fatto che la materia quantistica si comporta in un modo molto anomalo. Egli era d’accordo con quanto suggerito precedentemente dal noto fisico Niels Bohr sul mondo quantistico, ma si trovava in disaccordo con questi sull’aspetto vitale, e come già detto riteneva dunque che l’universo si potesse “spaccare” in più parti continuamente, dividersi ininterrottamente riproducendo universi identici ma dove la vita si potrebbe essere poi evoluta in modi diversi.

Un fisico americano di nome Brian Greene, insegnante universitario alla Columbia University di New York, ha recentemente ripreso la teoria degli universi paralleli, affermando che il nostro potrebbe essere solo uno fra tanti. Greene, con il suo libro “La realtà nascosta”, si è aggiudicato il premio letterario Merck. In esso, egli parla di almeno 9 multiversi, ovvero universi paralleli.

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Prendendo in considerazione una certa teoria della fisica, si può arrivare a un tipo di multiverso: ce ne sono diversi, tra cui l’inflazionario, il ciclico, il quantistico e tanti altri ancora. Potrebbero dunque essere universi identici tra loro, o come bolle in una enorme vasca da bagno, o come buchi nel groviera, separati solo da uno strato di formaggio. L’idea del multiverso, secondo Greene, deve essere considerata seriamente.

LA SONDA PLANCK E' LA PROVA DELL'ESISTENZA DEGLI UNIVERSI PARALLELI?

Nel 2013 sembra che l’esistenza di universi paralleli possa essere provata. A fortificare questa teoria è stata la sonda Planck, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea: sono state riportate diverse anomalie nei dati raccolti da Planck, le quali secondo i cosmologi sarebbero causate dall’attrazione gravitazionale esercitata da altri universi al di fuori del nostro.

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Analizzando tali dati, viene fuori che il nostro universo potrebbe essere solo uno tra miliardi di tanti altri universi, o addirittura di infiniti universi, che per la precisione, se tutto ciò fosse confermato, andrebbero chiamati “multiversi”. 
L’astrofisica, dopo tali risultati, potrebbe uscirne sconvolta, tant’è che la precisione della mappa fornita dalla sonda è così accurata da svelare delle caratteristiche inspiegabili, con le attuali conoscenze della fisica: solo con l’elaborazione di una nuova fisica, potrebbero essere comprese.




Fonti:
www.astrofisica.com ; www.unimeteo.net

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