Noi, le percezioni e l'osservatore di Giuseppe Boccia


La sensazione e la percezione rappresentano il nostro legame fra il mondo materiale (3D) e
 
la mente (il mondo psichico).

Sensazione: riguarda il modo in cui i nostri organi di senso rispondono agli stimoli esterni e come queste risposte vengono trasmesse al cervello.

L'Osservatore: è il nostro sé reale, e ha un aspetto “dinamico” cioè gestisce con la volontà, ciò di cui è consapevole quindi è consapevolezza di chi siamo e di cosa accade.

Percezione: si riferisce all'elaborazione dei segnali sensoriali che avvengono nel cervello e che portano a costruire una rappresentazione interna per quegli stimoli. 

Quando un semaforo passa al verde, la sua lampada emette dei fotoni che sono rilevati da neuroni specializzati che si trovano nella retina i quali inviano i loro segnali al cervello (sensazione).
Il cervello elabora questi segnali neurali che sono il risultato finale e che il guidatore si rende conto: “OK, è verde” (percezione), e riparte con la sua vettura.
Da dove vengono le sensazioni?
Scientificamente, sappiamo che gli organi sensoriali recepiscono gli stimoli dal mondo esterno e li trasmettono al sistema nervoso.

È 
così che sentiamo, per esempio, l’acqua calda, il gusto salato, o un suono squillante.

Dove vanno a finire le esperienze sensoriali, una volta provate?

Che collegamento c'è tra esse e la consapevolezza(osservatore)?

Il corpo fisico non è solo un veicolo poiché ha un’enorme capacità di ricevere dati, che vengono inviati alla mente che elabora e immagazzina: è come un computer. Quando arriva un input, viene ricevuto e decodificato in base alla memoria che c’è in noi: sappiamo che stiamo gustando qualcosa di salato, perché in noi è accaduto un evento nel passato che ci ha fornito l'apprendimento del salato.

Ciò ha la funzione di farci apprendere: dalle nostre esperienze, un punto di riferimento per esperienze successive quindi successive elaborazioni. Tutto ciò fa parte della crescita, dell’evoluzione della consapevolezza, sia in termini personali che collettivi. 

Il problema nasce poiché ci identifichiamo in quegli input, in quelle emozioni che vengono create; quindi non ci sarà consapevolezza, ma reazioni emozionali. In quegli istanti ci siamo identificati con la mente e non con noi stessi "osservatore".

Nel momento in cui la mente fa da filtro, si sovrappone nel presente alle nostre sensazioni, distorcendole e impedendoci di fare esperienza della realtà così come è ... ciò è causa di blocchi in noi, crea un illusione di separazione fra noi e le cose.

Per esempio, se ad un/a bambino/a mentre mangia una determinata pietanza assiste ad un litigio in famiglia, la mente immagazzina questo collegamento, e crescendo le sarà impedito di gustare quella pietanza così com'è in realtà!. 
Il sistema in automatico farà scollegare il corpo mentre la si mangia, oppure fornirà una sensazione incompleta o distorta. 
Si entra in un meccanismo di difesa che abbiamo attivato nell'esperienza, che talvolta porta ad un dissociamento totale.



Come possiamo allora fidarci di ciò che accade e percepiamo, se non siamo l'osservatore e se ciò che percepiamo è corrotto, non aderente al vero.

Non abbiamo altra strada che quella di diventare osservatori (consapevoli).

La mente è solo una banca-dati(memoria), ha la funzione di preservare le info avute dalle nostre esperienze e dalla collettività .
Mentre la consapevolezza, l'osservatore, ci consente di renderci conto nel presente dell'esperienza che stiamo vivendo nel qui e ora.

Se siamo presenti in noi, possiamo notarlo. Se siamo collegati al nostro corpo mentre mangiamo quella pietanza e vediamo che siamo catturati dai pensieri, possiamo volontariamente tornare presenti alle sensazioni e in tal modo, facciamo un’opera di continua pulizia della memoria-emozionale. 
In ogni momento nella mente, possiamo ritrascrivere un'esperienza oppure dare la dualità.
E soltanto l'osservatore, distaccato, che può distinguere fra ciò che è reale e ciò che è illusorio, restituendoci il senso di unità tra noi e le cose e tra noi e noi stessi.
Vivere ancorati nel qui e ora, alle sensazioni, al corpo, ci consente di decodificare i condizionamenti emozionali del passato, di aprirci a percezioni nuove, che saranno in tal modo sempre più aderenti all'esperienza del momento, e sempre meno influenzati dai filtri della memoria.


Un aggiornamento consapevole della nostra banca-dati ci restituisce la libertà di vivere i successivi momenti per quelli che sono senza illusioni, e di cominciare a percepire la realtà così come è. Ciò accade quando siamo pienamente connessi alla consapevolezza.
Allora, le sensazioni provenienti dai cinque sensi trovano la via per unificarsi in un solo senso interiore, che infatti viene definito nel linguaggio comune sesto senso (esso va oltre la semplice unione dei sensi esterni, ed è in grado di avvertire fenomeni più sottili. E’ la percezione, il sentire dell’anima, della nostra consapevolezza.)
Più continuiamo a dirigere l’attenzione verso noi stessi, più acquisiamo consapevolezza di quanti fenomeni accadono in noi. Qualora siamo attratti dai livello superficiale, siamo spettatori della moltitudine di pensieri che vanno e vengono.

Spingendoci più in profondità, notiamo che il corpo ci fornisce in ogni istante sensazioni (percepite attraverso i sensi).
La nostra attenzione può cogliere un fenomeno alla volta, pertanto è un costante stimolo ad essere pazienti se vogliamo conoscere noi stessi e accrescere la nostra consapevolezza. Nel Qui e Ora diventiamo sempre più sensibili e ricettivi, ossia in grado di ricevere una maggior quantità di input.

Giuseppe Boccia



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